domenica 16 febbraio 2014

A me piace vincere facile, ma forse a loro no ...

Oh! Con un bicchierino di "chel bun" ora va meglio. Scherzi a parte, ho rivissuto momenti di antica memoria, quando le partite si vincevano all'ultimo secondo, tremando come foglie al vento. Per come la vedo io, bene, ma non benissimo. A me piace vincere facile, anche perchè non reggo più a questi stress.
Ma vediamo le cose come stanno:
1) non leggerete una sola parola riguardo la polemica su WM
2) Finalmente abbiamo ripreso a giocare. Una partita è giocata bene, quando si gioca bene 90 minuti. Ma accontentiamoci di un primo tempo elevato ed un secondo in cui per fortuna la fiorentina non aveva attaccanti o degni di questo nome o in uno stato di forma sufficiente per stare almeno in piedi. Però, come già qualcuno ha scritto, un po' di culo nella vita è fondamentale se no tutte le tegole che cadono dai tetti ti colpiranno sicuramente.
3) La novità della giornata è che abbiamo giocato il primo tempo con 1 punta e mezza (Milito è a mezzo servizio e non poteva che essere così) e se finiva 3-0 per noi Montella poteva nel dopo partita lamentarsi "da signore" quanto voleva, ma avrebbe comunque dovuto estrarsi il fittone dall'anello con lunghe applicazioni di acqua borica prima, durante e dopo, senza metterla troppo sul "vabbeh, il gol era in fuorigioco, ma nel calcio purtroppo ci sono gli episodi". Te ne prendevi 3 o magari 4 e andavi a casa a braccetto con i McWalley, Renzi e compagnia cantante.
4) Non è una novità che io abbia una passione per Maurito e che questa non sia una passione puramente calcistica. Lui è uno di quelli che portano alla fibrillazione il mio 0,3% di omosessualità. Quando entra è essenziale, spietato e secondo me immarcabile. E soprattutto mi ricorda quel Mario Kempes che fece vincere praticamente da solo (arbitri esclusi) un mondiale all'Argentina. Uno così deve giocare. Deve giocare. Deve giocare e deve giocare sempre. MINKIA!
5) Introduco un punto dolente: Samir. Lui è stato uno dei portieri che ho ammirato di più negli ultimi 3/4 anni, ma evidentemente non è tranquillo. E questo lo dico non perchè ha preso un gol che forse si poteva anche parare, poveretto, gliel'hanno anche deviata però, ma perchè non lo vedo sicuro o quanto meno non lo vedo sicuro con continuità. E se c'è una cosa che rende un portiere semplicemente "un portiere" e non "un grande portiere" è la continuità. Voglio credere che le allegre comari della nostra difesa hanno reso Samir un po' meno "grande" di quando giocava ad Udine, ma poi bisogna anche capire se e cosa c'è eventualmente d'altro. Lui, in questo momento, è un problema.
6) Il Guaro l'ho visto tatticamente molto più ordinato di quanto non lo fosse prima della querelle con le merde. Che qualcuno abbia trovato il modo di parlargli e fargli capire che non si può tirare sempre da 180 metri perchè se no alla fine al terzo anello non ci va più nessuno, sapendo per certo che si muore per una sua pallonata?
7) Milito merita che gli si diano ancora delle chance, non foss'altro per tutto quello che ha fatto per noi. Ma non sarà mai più il Milito di allora. Inutile stare a menare il torone. Facciamolo diventare l'Altafini del XXI secolo. Massimo 20 minuti alla fine e magari te la picchia dentro. Non è giusto chiedergli ancora di fare cose che non può.
8) Ho sempre dichiarato stima, ammirazione e quasi amore omosessuale (si anche per loro!) per Yuto e Johnny e se messi in condizione di non dover cercare di contenere le invasioni degli unni a cavallo con le sole mani nude, quindi se vengono aiutati da un centrocampo che oltre a fare lanci di 40 metri fa anche un minimo di filtro, ecco che ritornano ad essere importanti e a spingere. E la spinta laterale di Yuto oggi ha fermato Cuadrado, che magari non è Robben, ma è uno che sa giocare benino a pallone.
9) quindi il centrocampo. Hernanes e Guarin non hanno per niente deluso. Anzi. L'unica cosa è che Hernanes voglio vedere se è uno che gioca a questi livelli con continuità oppure dopo le prime partite, giusto per farsi voler bene dai tifosi, poi si dà alla macchia. Del Guaro non ho dubbi. E' nella sua indole fare una partita si e tre no. Guaro, cazzo, stupiscimi e fai una fine campionato da erezione, per favore.
10) Lo scrivo anche qui e che non mi si venga a dire che sono un intertriste: il terzo posto non è nemmeno un miraggio. E' già stato almanaccato alla voce "siete pazzi se ci credete e forse non avete nemmeno una grande cultura calcistiica se ne parlate ancora". Il massimo che ci è concesso è il 4°, a patto che la Fiorentina si suicidi in massa. Restiamo con i piedi per terra e guardiamoci le spalle, chè va già bene così.

Vincere una partita fa bene. Vincerne tre o quattro di fila però sarebbe meglio, sempre che non ci si arrotoli su noi stessi cercando di fare qualcosa che non ci viene proprio bene e cioè "le belle fighe" solo perchè abbiamo vinto a Firenze. In tempi passati questa era una partita che i bookmakers davano il 2 a 0,5.

In conclusione un pensierino di sfriso ai viola:

Partivo una mattina co' vapore,
e una bella bambina gli arrivò.
Vedendomi la fa: Scusi signore!
Perdoni, l'è di' ffiore, sì lo so.
Lei torna a casa lieto, ben lo vedo,
ed un favore piccolo gli chiedo.

La porti un bacione a Firenze,
che l'è la mia città
che in cuore ho sempre qui.
La porti un bacione a Firenze,
lavoro sol per rivederla un dì.

Amen
K.

martedì 11 febbraio 2014

Uolter Mazzarri - il meglio del meglio del meglio deve ancora venire - Autobiografia -Parte I


Sono nato a San Vincenzo, in provincia di Livorno, il primo giorno di ottobre del 1961.

Considerato che i miei genitori non erano né belli, né intelligenti né fisicamente dotati, direi che ho fatto un’infanzia che nemmeno Guardiola.
Sono nato lo stesso anno di Lothar Matthaus, non ho avuto una carriera brillante come il tedesco, ma a parità di mezzi, credo avrei vinto il doppio di palloni d’oro. Invece, essendo io imbecille, ho predicato calcio nell’Empoli. Quell’Empoli cui però si ispirava Lobanowski per la sua Dinamo Kiev.
Se ‘il colonnello’ volesse, prenderei volentieri un caffè con lui, spiegandogli i segreti del mio calcio, confrontandomi da pari a pari. Come dite? È morto? Beh, quindi è chiaramente colpa sua se non si fa l’incontro, si sappia.

Nel novembre del 1963 avevo solo due anni, ma avrei saputo bene come consigliare la c.i.a sullo scarico di responsabilità su Lee Oswald. Non essendo figlio di Umberto Eco e Dacia Maraini e non avendo Nando Martellini come precettore alla scuola materna, a quattro anni ancora non ero in grado di parlare, però riuscivo sempre a scaricare la colpa delle mi marachelle ai cugini, solo utilizzando le espressioni facciali.
Il prete della parrocchia, Don Calcio, mi diceva sempre: “figliolo, te adesso non parli perché ti tieni il fiato, un giorno imparerai a parlare, e allora, deh, non finirai più di dire minchiate!”

Non mi piace esagerare con gli aneddoti, però ricordo bene che mentre disponevo a tre le formine in spiaggia, nell’estate del 1966, da dietro un cespuglio comparve Puskas a braccetto di Gesù Cristo, in quel periodo in vacanza all’Elba, e mi disse: “figliolo, il calcio troverà in te un tecnico formidabile”. Dopo essersi fatto fare un autografo (la celebre ‘X’ che utilizzo tuttora come firma) mi salutò, io non risposi ma subito dopo andai a raccontare tutto al babbo che avevo fatto le forme di sabbia. Lui mi disse: “deh, figliolo, qua è tutto pieno di sabbia, è una spiaggia…” E io risposi: “Sì, babbo, ma io avevo messo pupù di cane nelle formine”. Un cane sentì e mi pisciò addosso, evidentemente per riconoscenza.

Nel 1969 assistetti, in un bar sulla spiaggia, allo sbarco sulla luna, non ero d’accordo sul fatto che il modulo lunare avesse quattro appoggi, per me erano tre.
Nel 1979, a 18 anni, ero chitarrista solista nei Kool & The Gang. Fu in quella band, a Piombino, che conobbi Rolando. Mi ricordai di lui anni dopo, quando presi il napoli in C2 e lo portai a trionfare in Ciampio’. Composi un fanchi incredibile, utilizzando materiale scadente, una chitarra a 3 corde, un block notes già scritto e un lapis spuntato. Il pezzo capitò per caso sulla scrivania di un dj di una radio indipendente milanese, e fu trasmesso in un giorno di primavera del 1980.
 Sempre che non voglio esagerare co’ gli aneddoti esagerati che poi pare che esagero a esagerare, ma ricordo che mi chiamò tal Marconi e si disse entusiasto del pezzo, così come pure i suoi due soci, tali Forneria e Premiata. ‘Sti musicisti lavorano sempre in tre, è un segno del destino…, un marchio di fabbrica degli artisti, un po’ come Earth che lavora con Wind e Fire, o i tre fratelli Wet, o Crosby, Nash e Stills, o i celebri Emerson, Lake e Palmer, già preparatori atletici del Suothampton. Sempre e comunque in tre…

A parte poi che non ho mai parlato di arbitri e non è vero che mi lamento, mi è appena andata via la corrente è si è cancellato tutto, maremma hane. No, in questo caso non conta che non ho pagato la bolletta.

Un’emorroide con poco senso dell’opportunità mi impedì di essere convocato da Bearz Hot per i mondiali in Spagna, dove lui stesso mi confermò di aver pensato di impostarmi come regista al posto di Antonioni, cui mancava ancora un po’ di lucidità per via del tete à tete con Silvano Martina.
L’anno dopo ero lì per farmi la Kelly le Brock, in una trattoria a Cecina, ma mi venne il mal di denti e persi questa possibilità.

A metà anni ’80 s’usava d’andare co’ gli amici a mignotte ad Amsterdam, nel 1986 fui invitato formalmente da Rinus Michels, che credo sia quello che ha inventato l’aerosol, a uno stage alla scuola dell’Ajax. Vidi un biondino tutto pepe, ma scarso co’ piedi. Gli dissi: “deh, biondino, te lo sa che co’ piedi fai hahare? Però c’hai carattere, se mi dai retta diventi un campione”. Quel biondino era Dennis Bergkamp, mi chiama ancora adesso per ringraziarmi. In verità non capisco una sega d’olandese, ma è sicuro che sono complimenti.

Fu nel 1987 che ebbi un incontro, seppur ‘virtuale’ che cambiò la mia vita da tecnico del calcio. Ancora giocavo, ma ero avido di cultura, di crescere, conoscere. Dovendo fare scelte drastiche, a un seminario su “estetica di Schopenhauer nel gioco di Happel” ricordo che dovetti preferire, per esigenze di orario, la visione di drive in. Inutile dirvi che apprezzai l’intervento tecnico di tre allenatori napoletani della scuola zonista di Luis ‘o Lione’ Vinicio e di “Petisso” Pesaola: i famigerati Trettré. Ho ancora una loro foto con dedica “A Uolte, chiagne e fotte!”. Io gli diedi la mia, a ciascuno di loro, tutte con la X. Dopo quel giorno non li vidi più in tv.

Che poi mica è vero che mi lamento sempre, a parte che Bill Gheits mi ha fatto cannare l’impaginatura. Ma il 1987 fu soprattutto l’anno in cui Gorbaciov conobbe me, l’ha ricordato recentemente lo stesso ex zar, nella sua autobiografia, scritta a quattro mani (no, scusate, a tre mani,) con il giornalista Alciatov, celebre firma dello Zerbinov, il quotidiano sportivo coi peli sulla lingua.

martedì 4 febbraio 2014

90

No, 90 non fa riferimento ad una ben nota posizione sessuale, piacevole o meno, a seconda dei punti di vista e dei momenti.

Il 90 è, nella famosa smorfia napoletana, la paura.

Se scendi in campo con la paura di non riuscire a fare quello che puoi, di sbagliare, di non giocartela alla pari, di prenderne il meno possibile... parti con un svantaggio mentale difficilmente colmabile.

L'Inter degli ultimi mesi scende in campo con questo piglio.
La paura.
Ed è anomalo. Si perchè io quest'anno ho visto delle buonissime gare, su tutte, paradossalmente, quelle con Roma e Napoli. Due sconfitte è vero, ma all'interno di una impostazione mentale e tattica (non inteso come schema ma come propensione) degnissime e da prendere come basi per costruirci, migliorare ed arrivare a qualcosa di buono.

Ed invece no. A suon di devastanti critiche dello stesso suo artefice, su quel tipo di impostazione e sui suoi interpreti, si è arrivati ad avere paura. Si è creata una distanza tra gruppo e tecnico.
E parallelamente alla paura, ovviamente, si è alimentato un clima di sfiducia su quello che si fa in campo e quindi il gioco ne ha risentito ed è scomparso. In campo si è contratti, non svogliati... L'approcio alle gare, tutte, è intorpidito, c'è timore a fare un passaggio che non ti aspetti, una giocata, di essere fuori posizione perchè il tuo compagno non è un aiuto ma solo uno che è in campo con te ed è impegnato a pensare per non fare cazzate in modo da uscirne salvo. Non c'è spirito di squadra, non c'è gruppo... e quindi si sbaglia il doppio. Non c'è nessun tipo di cambio di ritmo nelle gare sulla carta "facili" e c'è solo un minimo di reazione scomposta e di orgoglio, in quelle dove si stanno prendendo sonori calci in culo.

Tutto questo non può dipendere dal livello qualitativo degli interpreti.
Certo, i campioni fanno la differenza, ma non sono loro lo stimolo a scendere in campo da squadra, a scendere in campo convinti, fiduciosi in quello per cui si è sudato negli allenamenti e non rassegnati, invece, a cercare di fare meno peggio possibile. Il gioco può essere carente qualitativamente, ma non può esserlo agonisticamente e tatticamente.

Uscire da una situazione del genere a questo punto della stagione è complesso ma bisogna provarci.
Non è un obbligo, E' un dovere.
Bisogna provarci abbandonando, in tutti i sensi, questo spirito pavido e di scarico di resposabilità. Abbandonando un attegiamento di remissione, di timore: senza crescita, senza ambizioni, senza obbiettivi... di puro passaggio: perchè la dignità è un obbiettivo astratto ma fondamentale.

Chi pensa di potersela cavare scendendo in campo ed aspettando che tutto finisca, non è degno di indossare la maglia dell'Inter.

E chi pensa di potersela cavare addossando ogni responsabilità a qualcun'altro e qualcos'altro, dopo che altrettando scaltramente si era preso e pavoneggiato di meriti per un effimero e ben augurante momento iniziale... si sbaglia due volte. Perde due volte. Ed è il primo artefice della paura che si vede in campo, perchè è il riflesso della sua indole. Provi a porvi rimedio.





Amala, ubicumque et semper.

- Charms -

lunedì 3 febbraio 2014

No, non va bene così!

Non c'è purtroppo niente da dire sulla partita di ieri. O quanto meno ... niente che io abbia voglia di dire.
Mi tengo il dolore, lo scorno e la rabbia dentro. L'unica cosa che invece mi interessa dire è questo: ognuno di noi ha fatto il suo percorso da interista. Ha vinto, perso, trionfato e caduto nel baratro. Ma poi ci siamo sempre alzati. E quando ci siamo rialzati abbiamo sempre, e lo ribadisco "SEMPRE", scritto la storia in Italia ed in Europa.

Sono un po' stufo di leggere tutto e il contrario di tutto sulla nostra squadra, che vada bene o che vada male. Ricordo soltanto che dopo la sconfitta per 3-1 a Catania, nella leggendaria stagione 2009-2010, immediatamente si parlò di Mou che era sull'orlo del licenziamento ed altre amenità del genere. Ma ricordo anche che Mou si caricò sulle spalle questa tristezza e rispose a dovere alle ben note P.I.

Ora qualcuno mi dica come mai a Napoli sì, si parla di "tonfo", "brutta caduta", "momento di difficoltà", ma nessuno ha neanche lontanamente accennato all'ipotesi licenziamento. De Lamentis ha tirato fuori dei bei soldoni (e nessuno gli ha dato del Paperone Immorale e Spendaccione, ma la squadra ne prende 3 a Bergamo e Benitez resta una specie di vate.

Ecco sono queste le cose che non mi piacciono di questo calcio.

E quindi mi riallaccio all'Inter: a chi affidiamo la "difesa" della squadra in momento così incasinato? A WM, che con spirito tutto italico, difende se stesso e lascia che un treno in corsa colpisca la squadra.

Stava cominciando a piacermi. Sembrava avesse smesso di piangersi addosso, sembrava aver capito che l'Inter è un mondo in cui non si entra in punta di piedi, ma dove devi tirare fuori il condottiero, se c'è in te. Non basta dire che la squadra è quella che è, perchè a te è chiesto di farla rendere, se possibile, anche di più di quello che vale sulla carta. Ma tu l'hai abbandonata.

Quindi, mi porto dentro questa incazzatura. La sconfitta di ieri, mi ha fatto incazzare per il prima, il durante ed il dopo.

Ci vuole uno con i controcoglioni per avere una squadra di macchine da guerra. E questo, ammetterlo mi costa tantissimo, è quello che la squadra che ha vinto ieri (merde a prescindere!) ha dimostrato di essere.

E' questo. Nient'altro.
K.

sabato 1 febbraio 2014

JUVENTUS-INTER - DIAMO I NUMERI...

Juventus-Inter.

Potrebbe già concludersi così questo articolo.
Quando dici Juventus-Inter, hai già detto tutto.
Se fosse possibile mettere una dietro l'altra e una sopra l'altra tutte le parole scritte in quasi cento anni di calcio su questa partita verrebbe fuori una struttura che a confronto la Grande Muraglia Cinese è il muretto che dovevo scavalcare sotto casa mia per giocare a pallone da piccolo.

Sono certo che a ciascuno di voi alla lettura di "JuventusInter" siano venuti automaticamente mille ricordi, mille gol, mille gioie, mille rigori non dati, mille attese, mille gol in fuorigioco (alcuni anche dopo DICIOTTO secondi), mille battibecchi a scuola o lavoro, mille Ceccarini, mille Julio Cruz detto El Jardinero, che quando vedeva i Gobbi si trasformava in Johann Cruijff.

Brera lo definì il Derby d'Italia e ancora oggi si discute se questa definizione sia giusta o errata o magari superata.
Per quanto mi riguarda è anche riduttivo. Juventus-Inter non è il "Derby d'Italia" ma è il "Derby del Mondo", il mio.
Non c'è rivalità che senta come questa. Per il Milan ho in qualche modo una sorta di rispetto che talvolta sfocia nella compassione, per i Gobbi no. Loro sono semplicemente quello che non vorrei mai essere, vittorie comprese.

Vedete...è quasi impossibile non lasciarsi trasportare da Juve-Inter e non iniziare a scrivere fiumi di parole dette e stradette, ma non ho certo lo scopo di spiegare ad altri interisti cosa sia Juventus-Inter.

Niente parole, al massimo qualche numero.

Quella che va in scena domani allo Juventus Stadium è la sfida numero 81 in Serie A. E' la sfida piu' giocata in assoluto nella massima serie insieme a Inter-Roma e Juventus-Roma.
Il bilancio per l'Inter è molto, molto negativo. Appena 11 le vittorie in casa dei bianconeri, a fronte di ben 55 sconfitte. 14 sono i pareggi. E' un bilancio appena superiore a quello che di solito ha una provinciale a Torino. Nei match giocati a San Siro la musica per fortuna cambia. Rimane l'anomalia di un fattore campo così schiacciante, cosa alquanto rara quando a sfidarsi sono due club praticamente dello stesso blasone.
L'Inter spesso e volentieri ha subito la pressione di questa partita, a volte è stata in soggezione, a volte è stata derubata, a volte è stata sfortunata, a volte ha semplicemente meritato di perdere.

Undici dunque le nostre affermazioni. Da quando seguo il calcio, quasi trent'anni, ne ho viste 4 e mi ritengo moderatamente soddisfatto anche se non sazio...ma andiamo a ricordarle tutte e 11, velocemente.

La prima vittoria nerazzurra è proprio la prima sfida giocata in Serie A.
E' il 2 febbraio 1930 (stessa data del match di domani, che sia di buon auspicio). L'allora Ambrosiana si impone per 1-2, segna anche Meazza. A fine stagione l'Inter vincerà il suo terzo scudetto.

Per la seconda affermazione bisognerà aspettare ben 18 anni. Il 04-11-1948 un gol del bomber Amadeo Amadei è sufficiente per sbancare Torino.

Pochi anni dopo il 22-04-1951 una doppietta del grande attaccante ungherese Istvan Nyers sancisce la vittoria della Beneamata per 0-2. Il secondo gol arriva su rigore, una vera rarità...

La quarta vittoria è del 22-10-1961 per 2-4. E' la partita successiva al celeberrimo 9-1 giocata a giugno dello stesso anno nel campionato precedente. L'Inter scese in campo con la Primavera per protesta contro la Federazione che accogliendo il reclamo juventino aveva deciso di far rigiocare una partita che era stata data vinta all'Inter per 0-2 per motivi di ordine pubblico. La partita farsa finì 9-1 (ancora oggi la sconfitta piu' pesante di sempre dell'Inter) con sei gol di Sivori e il primo gol in A di un giovanissimo Sandro Mazzola.
Ad ottobre l'Inter si rifà e batte 2-4 i Gobbi con gol di Hitchens, Luisito Suarez e una doppietta di Bettini.

Siamo negli anni'60, l'epoca della Grande Inter che infatti coglie ripetuti trionfi in terra piemontese.
Dopo il citato '61, vinciamo anche nel '63, 0-1 Mazzola e nel '65, 0-2 con Suarez e Gori marcatori.

Per la settima vittoria dobbiamo aspettare parecchio: 18 anni. Vittoria tra l'altro decisa dal giudice sportivo che assegna lo 0-2 all'Inter poichè il pulmann dell'Inter venne preso d'assalto e un mattone lanciato da un "tifoso" gobbo colpì Giampiero Marini, ferendolo. Sul campo (come amano dire da quelle parti) era finita 3-3.

Il 21-03-1993 l'Inter di Bagnoli lanciatissima in una disperata ma esaltante (fino al gol di Gullit a pochi minuti dal termine di un derby decisivo) rimonta sul Milan espugna quell'aborto di stadio del "Delle Alpi" con il risultato di 0-2, gol di Ruben Sosa e del russo Shalimov.

Inizia il triste periodo del Moggismo e i viaggi a Torino per l'Inter sono deprimenti e avvilenti per mille motivi.
Tra il 1994 e il 2003 l'Inter infila 8 sconfitte e 2 pareggi, segnando la miseria di un solo gol in quasi un decennio. Ci sarebbero mille discorsi da fare su questo periodo di tempo e un'enciclopedia sul tema della Vergogna e dell'antisport si potrebbe scrivere su quello che accadde il 26 aprile 1998. Sorvolo velocemente perchè mi da ai nervi ancora oggi 16 anni dopo.

Il 29-11-2003 l'Inter torna a vincere in Piemonte per 1-3 con una doppietta di Cruz e Martins.
Vinciamo anche l'anno dopo, 0-1 ancora Cruz. E' l'Inter di Mancini contro la Juve di Capello.

Stranamente non vinciamo mai a Torino nel quinquennio d'oro (2006-2011) fatto di scudetti e coppe su coppe, in cui la differenza tra le due squadre è abissale.

E così si arriva al passato recente, 03-11-2012, il gol in fuorigioco pronti-via di Vidal, la reazione furiosa dei ragazzi di Stramaccioni, la doppietta di Milito e il gol di Palacio. Una delle vittorie sinceramente più belle che ricordi. Affermazione che fermò a 49 la striscia di partite senza sconfitte per la Juventus che ormai vedeva il record del Milan (58), nonchè prima sconfitta bianconera nel loro nuovo stadio dopo piu' di un anno.

Domani la Juve parte favorita, forte del suo percorso netto in casa, dove non ha lasciato nemmeno un punto alle avversarie. L'Inter si spera rinvigorita dagli acquisti di D'Ambrosio e soprattutto Hernanes proverà a dire la sua, cercando il colpaccio.

Buon derby d'Italia a tutti... basta con le chiacchiere...Juventus-Inter parla, talvolta grida, da sola.

                                                                 


Grazie Presidente Thohir!